Sharing Economy, questo è il suo anno?

Sharing Economy, questo è il suo anno?

Oggi presso la sala stampa della Camera dei deputati viene presentata la proposta di legge per la Sharing Economy, risultato di un lavoro durato un anno e mezzo e portato avanti da Veronica Tentori (PD), Antonio Palmieri (FI) e Ivan Catalano (Gruppo Misto).

Ma che cos’è la Sharing Economy?

La Sharing Economy si propone come un nuovo modello che cerca di fare fronte alle sfide che la crisi economica sta portano alla luce da qualche anno a questa parte, promuovendo delle forme di consumo più coscienti che si basano sul riuso anziché sull’acquisto e sull’accesso invece che sulla priorità. In Italia è tradotta con il termine “economia della condivisione”, termine che nel nostro paese trova terreno fertile basti pensare alle cooperative e delle imprese sociali.

Per delineare al meglio questo nuovo modello è opportuno tracciarne i tratti distintivi che lo caratterizzano e lo rendono riconoscibile.

Il primo è sicuramente la condivisione: con questo temine viene indicato l’utilizzo comune di una risorsa o di uno spazio. In economia il termine libera il concetto di proprietà da quello di prodotto, la condivisione di un prodotto riesce a far diminuire la domanda del prodotto in questione diminuendo il numero di persone che intendono acquistarlo. In questo senso viene considerata come un aiuto sia dal punto di vista economico che ambientale. Secondo alcuni economisti l’economia del dono potrebbe giocare, in un futuro prossimo, un ruolo importante e significativo all’interno della più ampia economia di mercato. Un esempio su tutti è il car sharing.

Il secondo tratto fondamentale della Sharing Economy è la relazione peer-to-peer: la condivisione può avvenire sia tra singoli individui che tra aziende e si verifica a livello orizzontale che esula dalle logiche professionali tradizionali abbattendo i confini tra finanziatore, produttore e consumatore.

Il terzo tratto distintivo è la presenza, oggi più che mai necessaria, di una piattaforma tecnologica che sia in grado di gestire relazioni digitali. Tramite queste piattaforme la fiducia reciproca è regolata e veicolata tramite le forme di reputazione digitale.

Alla luce di queste tre caratteristiche fondamentali e tenendo presente che la nostra è l’epoca dei grandi cambiamenti, possiamo definire la Sharing Economy un moderno modello di economia che tramite l’uso della tecnologia (ri)propone forme antiche come il baratto e lo scambio, espandendoli su ampia scala e favorendo una maggiore possibilità di equilibrio.

Questo processo viene messo in moto quasi sempre dalle start-up che con le loro idee, ed il loro lavoro creano applicazioni mobile e portali web tramite i quali viene creata la piattaforma e gestita la community. Lo sviluppo di una community è un passo fondamentale per la Sharing Economy, poiché gran parte del successo di un’iniziativa di questo genere è dovuto alla creazione, gestione e ampliamento di una solida community. Inoltre la diffusione dell’economia della condivisione viene favorita sia dall’evoluzione dei consumi moderni ed in parte dalla crisi economica in atto. Proprio per opera della crisi economia la domanda di beni e servizi, secondo i modelli economici tradizionali diminuita, in realtà si è trasformata trovando terreno fertile proprio nella Sahring Economy.

Finora abbiamo cercato di delineare le caratteristiche di questo nuovo modello di business basato sull’economia della condivisione e di darne una breve definizione, specificando che questo modello coinvolge sia i singoli individui che le aziende, ma quali sono le caratteristiche su cui deve puntare un’azienda per poter puntare sulla Sharing Economy?

Per prima cosa è necessario tenere bene in mente il ruolo fondamentale della tecnologia, l’economia della condivisione si basa su una forte componete tecnologica. È proprio grazie a quest’ultima che è possibile rendere realizzabile ed immediato il rapporto tra sconosciuti, offrendo un servizio usufruibile in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo. La tecnologia è alla base di tutto.

La seconda caratteristica in base alla quale si deve creare un modello di business aziendale è riconducibile alla frase “Nessun possesso di beni”. Il senso di questa espressione sta nel organizzare, gestire e fornire una piattaforma con relativa community. I beni e i servizi quindi non sono offerti dall’azienda ma dalle stesse persone che entrano a fare parte della community.

La terza caratteristica riguarda le persone, la costruzione di una comunità solida comporta un nuovo modello di fare impresa. La mission dell’azienda è quella di mettere insieme persone che hanno gli stessi problemi e gli stessi interessi e quando questi individui si rivolgono all’azienda quest’ultima deve fornire loro le risposte di cui hanno bisogno. L’unione di queste persone deve generare vantaggi ed opportunità per tutti, le persone sono il vero asset per l’azienda.

Le persone traggono vantaggio da queste piattaforme sia in termini economici che esperienziali per questo quando si decide di sviluppare un modello di business basato sull’economia della condivisione è necessario prevedere una convenienza economica ed esperienziale.

La Sharing Economy sta diventando sempre più importante, tanto che oggi viene presentata una proposta di legge, in una nota della proposta possiamo leggere

“Le piattaforme digitali, se gestite in una logica di integrazione con il mercato tradizionale e inquadrate in una cornice di regole chiare e trasparenti, potranno essere una grande opportunità per incrementare l’offerta e ampliare le possibilità per i consumatori, razionalizzare le risorse, stimolare l’innovazione e la partecipazione attiva dei cittadini e favorire la nascita di forme integrative di occupazione e di imprenditorialità. Questa legge ha proprio queste finalità ed è volta a garantire contestualmente la trasparenza, l’equità fiscale, la leale concorrenza e la tutela dei consumatori”.

Ma quali sono i dati della Sharing Economy nel nostro paese?

Negli Usa ed in Inghilterra oltre il 50% delle persone ha scambiato o prestato beni, in Italia in numeri sono ancora molto bassi, circa il 13% della popolazione ha usufruito servizi di Sahring, va detto però che l’economia collaborativa sta arrivando ad un punto di svolta il fenomeno sta crescendo tra gli italiani, infatti al 13% di prima va aggiunto un altro 10% che si dischiara favorevole a questo modello ed un 59% che conosce il fenomeno. Uno dei servizi più utilizzati ci sono car-sharing che sta assumendo proporzioni sempre più significative in quest’ultimo periodo. Una ricerca condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha riscontrato dati significativi riguardanti l’economia condivisa, sono state censite circa 160 piattaforme di scambio e condivisione, 40 iniziative autoprodotte e 60 di gruppo.

Per il nostro paese è un inizio e questi dati dimostrano che la Sharing Economy è un modello di business che inciderà in maniera significativa sulla vita e sulle esperienze dei cittadini, le piattaforme tecnologiche permettono e promettono di cambiare la vita a molti cittadini, come? Dando la possibilità sia di guadagnare che di risparmiare, che in tempi di crisi è importante, e dando anche la possibilità di costruire solidi legami con la comunità accrescendo le opportunità e le conoscenze.

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